Lunedì 10 febbraio 2020, il Presidente Giuseppe Santelli ha rilasciato un’intervista a Francesca Rita Rombolà per Poesiaeletteratura.it dove ha parlato della sua attività di editore, svelando curiosi e intimi dettagli. Giuseppe Santelli è presidente del Gruppo Editoriale Santelli e Amministratore Unico della Santelli editore, per la quale continua la lunga tradizione di famiglia. Quando aveva solo 25 anni ha preso in mano l’attività, divenendo così il più giovane editore d’Italia, rinnovando e ringiovanendo la sua casa editrice, fino a portarla dov’è oggi: una delle realtà più affermate e in crescita dell’attuale panorama editoriale italiano Tratto da https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/2020/02/i-libri-sono-la-fonte-principale-della-mia-felicita-conversazione-con-leditore-giuseppe-santelli/ D – Vorrei iniziare questa conversazione con l’editore Santelli con una domanda che può sembrare un tantino scontata ma che in realtà è piuttosto significativa dal punto di vista culturale, e cioè: i libri, nella vita di Giuseppe Santelli, cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano? R – I libri, più che rappresentare qualcosa, sono del tutto la mia vita. In mezzo ai libri sono nato e cresciuto. Mentre ai bambini, di solito, si regalano i giocattoli, a me venivano regalati libri sull’antica Grecia. Arrivato all’università, passavo fino a dodici ore al giorno sui libri e, sempre i libri, sono ancora oggi la mia “dolce metà”: mi alzo e leggo per imparare sempre cose nuove, arrivo alla Santelli Editore alle sette e leggo le proposte editoriali che mi arrivano, torno a casa e leggo per piacere. I libri sono la fonte principale della mia felicità. D – I suoi inizi, diciamo nel campo della produzione dell’arte, hanno preso il via con la musica, con una casa discografica, vero? Ne vuole parlare un po’? R – Era il 2010, volevo unire il mio approccio editoriale, che mi scorre dentro, e l’esperienza acquisita fino ad allora con il mio amore per la musica, e così ho fondato un’etichetta discografica. Avevo solo diciotto anni, e ho iniziato quasi per gioco. Ho cercato di mettere a disposizione tutte le mie forze per realizzare i sogni altrui: quelli di chi voleva far conoscere e apprezzare la propria arte. Questa esperienza ha posto le basi per i miei progetti imprenditoriali successivi, mi ha fatto capire come si costruisce un’organizzazione e come si gestiscono le difficoltà sempre dietro l’angolo! Mi ha insegnato che bisogna stare sempre sul pezzo e saper cogliere i cambiamenti repentini caratteristici di un mondo che va sempre più veloce. Ho imparato a tessere i rapporti, ad aiutare gli altri a tirar fuori il meglio di sé, a gestire la responsabilità di essere la chiave del successo di qualcuno. L’esperimento è andato avanti per cinque anni, poi ho dovuto scegliere. Alla fine ho dovuto cedere al fascino dei libri! D – Come nasce poi la Santelli Editore, casa editrice il cui editore è il più giovane in Italia? R – Da piccolo, da bambino curiosissimo qual ero, ho sempre osservato l’attività di editore di mio padre. Per anni ho appuntato su un quadernino di colore rosso (che ancora conservo) come sarebbe dovuta essere la mia casa editrice ideale, scrivevo tutto quello che mi passava per la testa. Trascrivevo i miei sogni… Quando studiavo pensavo sempre al risvolto concreto che avrebbe potuto avere questa o quella teoria. Ho studiato tanto, tantissimo, come un matto. Ho fatto tanta esperienza… ho sviluppato il mio progetto discografico e ho aiutato mio padre provando a spiegargli (invano) che il mondo era cambiato, il mercato non funzionava più come prima e il digitale era già presente. Fiato sprecato! Nel frattempo, mio padre è stato poco bene, e l’età avanzava facendo perdere alla casa editrice tutta la linfa vitale: rimaneva solo il cognome! Volgeva a termine la sua quasi quarantennale e onorata carriera nel mondo dei libri. Mio padre lascia tanto: i libri Santelli sono arrivati fino ai banchi di scuola di ogni paesino d’Italia. La storia calabrese passa dai suoi libri. Tutto è cambiato dopo la mia laurea. Toccava a me: rischiare o mollare. Mia madre era stra-contrariata; voleva diventassi un docente universitario. Ma io no! Sono sempre stato convinto di una cosa, ossia che la vita è una sola e non posso sprecarla non realizzando i miei sogni; il posto fisso lo lascio a coloro che sanno apprezzarlo! Mio padre mi fu di grande sostegno, disse a mia madre: «Giuseppe ce la fa». Da dove ripartire? Dall’unica cosa che avevo: il cognome Santelli. Una questione d’orgoglio. Lasciate che vi racconti un aneddoto… Bisognava formalizzare il tutto, sono andato dal notaio e, una volta lì, mi trovai davanti un professionista incredulo: non capiva chi dovesse firmare – «Ma tu hai venticinque anni…» mi disse – e allora risposi: «Quindi, come saprà meglio di me, posso firmare un atto». Lì capii che l’età poteva essere un ostacolo per la mentalità comune, ma anche il mio punto di forza dato che ero capace di sorprendere! Iniziavo, così, da zero anzi da trecento euro sul mio conto personale! Ho trovato una sede e l’ho presa in fitto, morivo dal terrore di non poterlo pagare a fine mese. Una volta ho pianto forte preso dallo sconforto. Appena facevo un passo c’era una tassa da pagare che mangiava i miei primi guadagni o burocrazia da svolgere che mi portava via del tempo prezioso. Erano le primissime settimane, era assolutamente normale che fosse così. Nei momenti più cupi si può sprofondare oppure risuscitare. Ricordo che la mattina successiva mi alzai come un leone, l’adrenalina mi salvò! Dovevo farcela, ad ogni costo, non importava se dovevo alzarmi alle cinque del mattino e staccare a mezzanotte. Allora ho iniziato a lavorare notte e giorno, ad applicare tutto quello che la vita e i libri mi avevano insegnato fino a quel momento, a pensare come fare dei libri bellissimi e a trovare i giusti canali, a sperimentare una nuova concezione di editoria, a rafforzare l’impianto digitale e commerciale, a dotarmi di collaboratori eccezionali. Abbiamo iniziato così. Dopo appena un anno erano già oltre cento i libri pubblicati: un record assoluto per noi! Poche case editrici hanno questi numeri in Italia. Oggi fatturiamo a