Intervista ad Alfredo Citro, in tutti gli store online con il saggio accademico Emotional Branding. Lo storytelling nel marketing (Santelli Editore, 2020): «Scrivere è comunicare il bagaglio di emozioni che ci portiamo dentro». Alfredo Citro, nato a Salerno nel 1988. È Ragioniere Perito Commerciale e Programmatore. È dottore in Economia ed Amministrazione delle Imprese. Si è laureato discutendo una tesi improntata sullo storytelling. Ha concluso un praticantato da dottore commercialista ed esperto contabile. Ha conseguito una certificazione Cambridge English University. Ama occuparsi di libri e di medioevo. Il suo primo testo narrativo di ambientazione storica, scritto all’età di soli diciassette anni, è stato pubblicato nel 2013 e ristampato per una seconda edizione nel 2020. Com’è nata l’esigenza di scrivere questo testo? Ho una Laura in Economia ed Amministrazione delle Imprese con indirizzo Marketing e devo ammettere che le forme di advertising mi appassionano sin dai tempi universitari. Leggevo i testi e le idee basate sui concetti straordinari di Philip Kotler e Seth Godin cercando sempre argomenti che potessero, in qualche modo, collegare la mia sconfinata passione per la narrazione con il complesso mondo dell’economia. Un giorno scoprii che esisteva un elemento strategico capace di legare indissolubilmente le due cose: lo storytelling. Studiai il caso Significant Object approfondendo bene le tecniche legate alla comunicazione d’impresa. Alla fine avevo talmente tante fonti bibliografiche ed informazioni a disposizione che mi risultava impossibile non pensare di raccoglierle tutte per farne un libro. Ritengo che il costante e crescente interesse delle grandi aziende verso la scienza narrativa mi abbia indirettamente spronato a concludere il lavoro. Ad oggi, c’imbattiamo quotidianamente in spot importanti su questa strategia senza quasi rendercene conto. Vorrebbe spiegare ai nostri lettori cos’è in poche parole lo storytelling? Lo storytelling è definito come l’arte di raccontare qualcosa al fine di realizzare una strategia comunicativa non solo efficiente, ma altamente persuasiva. Tuttavia, come spiego nel libro, se non vi è una vera e propria interazione empatia, non vi sarà neppure un corretto processo di sense-marketing. È attraverso quest’ultimo che trasformiamo veramente il racconto in un collettore tra mondo esterno e quello che accade in noi stessi. Credo, dunque, che non basta raccontare una storia. Bisogna veicolare il messaggio stimolando un desiderio concreto nello spettatore o nel destinatario. Emotional Branding, perché questo titolo? Il testo sottolinea perfettamente l’importanza del branding emozionale. Cerco di spiegare le modalità volte a creare legami emotivi per rafforzare la redditività del business. Penso semplicemente che occorre puntare sull’empatia. Ritengo che non si tratta solo di come sbaragliare la concorrenza per conquistare un determinato settore o mercato. Un marchio ha, oramai, bisogno di trasmettere emozioni sincere poiché senza le stesse corre il rischio di costruire un’immagine sbagliata del prodotto o del servizio che intende offrire al destinatario. Se l’etica è davvero importante per la nostra crescita individuale e per la nostra filosofia lavorativa, tanto più lo dovrà essere per il nostro cliente o consumatore finale. Il ricevente o lettore ha sempre una sorta di bisogno intrinseco nel riconoscersi in ciò che facciamo, costruiamo ed offriamo. È per questo motivo che l’emotional branding diventa la colonna portante di ogni forma narrativa che si rispetti. Questo piccolo manuale è stato definito un “vero e proprio gioiello”, com’è strutturato? Il segreto di questo testo è racchiuso in tre concetti: linearità, concretezza e semplicità. Ho impostato i contenuti su uno stile accessibile in modo da renderli adatti ad una moltitudine svariata di lettori. Intendevo evitare di concentrarmi su argomentazioni troppo complesse. Ho creato, così, una evoluzione esplicativa molto nitida. Vengono prima esposte le definizioni chiave e poi ci si sofferma sulla comunicazione d’impresa. Ho analizzato due campagne promozionali dimostrando come una storia possa davvero raccontare l’azienda ponendo attenzione non sul prodotto o sul servizio vero e proprio, ma sulle sensazioni e sui desideri di vita delle persone. Mi sono soffermato sull’applicazione pratica analizzando i piani comunicativi delle campagne promozionali Wind, Vitasnella, Eni, Barilla, Bmw. L’ultima parte è interamente dedicata alla campagna Sharing Ideas di Intesa Sanpaolo. Partendo, quindi, dall’evoluzione narrativa ho dimostrato come impiegare il capitale narrativo delle organizzazioni per edificare un storytelling d’impresa forte ed efficace. L’intervista è curata da Silvia Pattarini, per leggerla interamente clicca qui. Per acquistare il libro clicca qui.