“Sussurri a quattro zampe” è un saggio che l’autore ha deciso di scrivere dopo la morte del proprio cane, esperienza che ha fatto nascere in lui diversi interrogativi e lo ha portato a riflettere su alcuni aspetti della vita dei nostri amici a quattro zampe, e soprattutto su quello che accade quando ci lasciano. L’autore parla degli animali in generale, ma si sofferma sulla figura del cane, forse perché quest’ultimo è conosciuto come “il migliore amico dell’uomo”, colui che resta fedele e ama incondizionatamente il suo “umano”, l’unico in grado di donarci un amore puro, capace di guardarci con adorazione, capace di vivere in simbiosi con noi. I cani hanno una vita che, paragonata alla nostra, è sicuramente più breve, ma non per questo meno piena, e quando non ci sono più, anche se passano insieme a noi pochi anni, lasciano, pur se in maniera diversa rispetto alla perdita di una persona cara, un senso di vuoto, e ci mancano, ci manca quel loro musetto dolce, la loro compagnia, il loro amore. E, che sia improvvisa o preannunciata, la morte, che sia di un caro o di un amico peloso, è sempre una circostanza dura da accettare. Con il passare degli anni il dolore si smussa ma non scompare mai del tutto, resta sempre una cicatrice, come ricordo di qualcuno che ci ha toccati nel profondo. È pur vero che la morte è un appuntamento inevitabile per tutti, ma quando ce la troviamo di fronte, nonostante il nostro essere consapevoli della sua inevitabilità, non siamo mai pronti. Ciò che nessuno sa è dove vanno i cani quando muoiono, se anche per loro esiste un paradiso, un aldilà, dove la loro anima continua a vivere, e dove magari un giorno, quando arriverà la nostra ora, potremmo ritrovarli. L’autore, per spiegarci appieno il suo pensiero, ci conduce in un mondo di esempi in cui usa la geometria, la chimica, e li mescola con la religione e la filosofia, per cercare di dare una risposta agli interrogativi che ci poniamo. Il fulcro del dubbio è l’esistenza o meno dell’anima, qualcosa di eterno, che esiste prima e dopo la vita terrena. È impensabile credere che tutta la nostra esistenza si riduca ad una vita con una durata ben definita, e che una volta finita la nostra esistenza semplicemente cessiamo di esistere, finendo nell’oblio. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” (A. L. de Lavoisier) Lo stesso Lavoisier, nella legge di conservazione della massa, afferma che la materia non può semplicemente comparire e scomparire, ma che muta, si trasforma, diventa qualcos’altro. Dunque questo potrebbe significare che la nostra esistenza concreta nel presente, su questa Terra, è frutto della trasformazione di qualcosa che eravamo prima, e che a sua volta si ritrasformerà in qualcos’altro dopo la nostra morte. Ciò che fa pensare che vi sia un’altra vita prima e dopo di questa è il fatto che gli animali sono in sintonia con noi: capiscono quando gli parliamo, e già dalla nascita hanno l’istinto naturale di convivenza con l’uomo, come se lo avessero imparato da qualche parte. Il fatto stesso che si avvicinino per farsi accarezzare indica che anche loro hanno un’anima: anche loro, proprio come noi, sono capaci di amare, gioire ed essere tristi. Molte persone che hanno un amico a quattro zampe parlano con lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, e la cosa più esilarante è che loro capiscono esattamente quello che gli viene detto, come se in qualche modo ci fosse una connessione più profonda. Infatti, il legame dell’uomo con gli animali è antico quanto il mondo: la stessa Bibbia narra che, dopo la creazione del primo uomo, Adamo, Dio si accorse che era l’unica creatura ad abitare la Terra, così per dargli compagnia creò gli animali, a cui l’uomo diede poi i nomi. Eva, infatti, fu creata solo in seguito. Un altro esempio del legame dell’uomo con gli animali ce lo mostra la creazione dell’Arca, da parte di Noè, per poter salvare dal diluvio universale, oltre che la sua famiglia, anche tutte le specie animali. Gli animali hanno sempre fatto parte della nostra vita fin dall’antichità, non solo per farci compagnia, ma anche per altri motivi: hanno sempre aiutato i contadini a lavorare la terra, venivano condotti sulle navi mercantili per liberarle dai topi, ci forniscono il latte, la lana, e soprattutto, nell’ottica della catena alimentare, ci forniscono le loro carni per nutrirci. I cani, in particolare, vengono utilizzati per molti scopi, anche nobili: ritrovare persone scomparse, difesa personale, essere gli accompagnatori di persone disabili, essere utili nella Pet Terapy, e tanto altro. Ma, più di ogni altra cosa, gli animali possono essere un aiuto cruciale quando si attraversano periodi bui, sono la terapia ideale per superare un dolore, qualunque esso sia, in modo da ritrovare la forza di andare avanti. L’amore e la devozione che un cane prova per il suo padrone non può essere spiegata, è qualcosa di unico, profondo, viscerale. Basti pensare ad alcuni cani diventati famosi nel corso della storia, come Hachiko (inutile dirvi che durante il film ho pianto tutte le mie lacrime) o Bobby, che restano fedeli, in attesa del loro padrone, fino alla fine. È chiaro come passiamo la nostra vita vivendo in simbiosi con il nostro amico a quattro zampe, ed è altrettanto chiaro che temiamo il momento in cui non sarà più al nostro fianco, forse per la paura intrinseca che abbiamo della morte, per l’incertezza di quello che viene dopo, poiché la morte ci appare come un grande salto nel buio, un buio in cui non possiamo sapere cosa ci aspetta. L’elaborazione di un lutto, che sia per un amico, un parente o per un animale, è sempre un percorso doloroso, ma purtroppo obbligato. Quando decidiamo di prendere con noi un amico peloso, esso diventa parte integrante della nostra vita, delle nostre abitudini, diventa parte di noi. E quando arriva il momento di dirgli addio non è mai facile, perché inevitabilmente ci tornano alla mente tutti i