Dopo aver letto con interesse crescente e vero piacere l’ultima recentissima fatica letteraria: “Cossiga e l’alfabeto con la K”, con la prefazione di Paolo Savona, editore Santelli, del giornalista, scrittore di saggi sociali e politici e di romanzi Anthony Muroni, già direttore del quotidiano l’Unione Sarda dal 2013 al 2016, mi interrogo e rifletto su un quesito che da tempo mi porto dentro: chi era, veramente, Francesco Maurizio Cossiga, nato a Sassari il 26 luglio del 1928, sotto il segno infuocato del leone, ci avverte l’autore, assurto giovanissimo a tutte le più importanti cariche istituzionali della Repubblica e qual è la sua eredità politica, sociale e umana? Corrisponde, più o meno, il suo Cossiga al mio Cossiga? Lui aveva appena concluso il suo mandato presidenziale nell’aprile del 1992, io ero direttore vicario alla sede di Roma dell’allora Banca Commerciale Italia, e fui sollecitato dal mio presidente Stefano Siglienti a contattare il suo caro amico, Francesco Cossiga, per l’inizio di un rapporto bancario con la Comit. Così iniziò e si protrasse fino a fine 1994 la mia conoscenza con lui, fatta di molti incontri e di scambi di punti vista, spesso non bancari in quanto non attinenti all’andamento del suo portafoglio che io, attraverso gli appositi uffici predisposti, gli gestivo. Una serie di episodi indimenticabili! Lui, sempre cordiale, divertente, ironico e prodigo di parole mi presentava, spesso con ostentazione, così: “Masia è il mio banchiere!” Avrebbe dovuto dire caso mai: Siglienti è il mio banchiere, Masia il mio bancario. Ma tant’è. […] Nel lungo percorso che si dipana nel libro, non lineare dal punto di vista cronologico, descritto con ottimo stile prevalentemente giornalistico, ma non privo di valore saggistico e di godibilissima lettura, come se fosse quasi un romanzo, riesce, Muroni, “zigzagando, attorno alla figura di Cossiga”, come ci dice ironicamente, a lasciare a me e “ai suoi eventuali venticinque lettori” che lo leggeranno un profilo comprensibile e definito di un personaggio complicato? […] E in questa brillante e scorrevole rappresentazione di Muroni, per niente retorica, per niente accondiscendente, per niente agiografica, scorrono pregi e difetti del protagonista, amici e nemici con tanto di nomi e cognomi, importanti ed anche loro protagonisti di primo piano. Si ricordano battute divertenti, salaci, sferzanti, ironiche e autoironiche, urticanti, al limite e oltre, a volte, del normalmente consentito, oltre il politicamente corretto, scagliate con ira più o meno controllata o con appariscente serenità contro chi a suo avviso lo contrastava o lo ignorava o lo denigrava. A viso aperto, alla maniera del “sardo incazzato”, si legge, con totale noncuranza delle conseguenze: per questo si becca due atti d’accusa, una da Capo del governo nel 1980, caso Marco Donat Cattin, il figlio terrorista del suo amico e compagno di scuderia politica Carlo, e poi nel 1991 da presidente della Repubblica per ipotesi di reato gravissimi: alto tradimento e attentato alla costituzione. Roba da levarti la pelle da vivo! Nel primo caso e nel secondo: completamente assolto. Ma, in lui la reazione, autodefinita “da sardo coriaceo” di origini pastorali -nuragiche scatta immediatamente ed allora ecco, raccontati, con dovizia di particolari, episodi e persone, storie, intrighi e retroscena, che pensavo dimenticati. Circostanze e situazioni che il libro aiuta molto opportunamente a far riemergere e di nuovo a far riflettere. E’ proprio questo, ritengo, l’obiettivo principale che si pone l’autore: non giudicare, non assolvere, non condannare, ma darci spunti e storie per aiutare a far emergere la nostra “verità”. Compito peraltro complicatissimo di fronte a tanto uomo e tanto politico. […] La lettura di questo bel racconto, scorrevole e attrattivo non deluderà perché non è l’agiografia di un personaggio importantissimo e di spicco, come alcuni potrebbero sostenere, scrive Muroni, ma una analisi precisa, dettagliata veritiera, senza nascondimenti, di un uomo che l’autore riesce a ben rappresentare nella sua variegata e multiforme dimensione civile, politica e umana. Non omettendo o sottovalutando le numerosissime critiche e definizioni che il nostro Presidente ha subito nel corso del suo lungo periodo di servizio al Paese, né dimenticando i “Segreti e gli Scheletri” e i misteri che s’è portato appresso durante e dopo il suo excursus terreno, raccontati alla lettera S. Ad ognuno il suo Cossiga, secondo le proprie convinzioni e valutazioni, sembra dire alla fine Anthony Muroni. Giusto e corretto così! Come lo è stato per me il mio Cossiga. Di lui ho detto alcune poche cose, che la lettura di questo libro ha saputo estrarre dal mio privato, e quando un libro riesce in questo, per tutti non solo per me, vuol dire che è un libro per davvero. Libro da non perdere per ricordare, capire e riflettere. A me è servito. Infatti, caro Anthony Muroni, anche se non mi hai risolto in toto il quesito iniziale: chi era Francesco Maurizio Cossiga?… mi hai aiutato moltissimo a meglio capire e inquadrare ciò che, comunque, rimane quasi impossibile da capire e inquadrare. E mi hai fatto ritrovare la sua eredità preziosa e da rivalutare: Il messaggio alle Camere del 26 giugno 1991. Chiudo con le parole del nostro Cossiga indirizzatemi per lettera in data 2 novembre 1994: “Caro Masia con la cessazione della carica di Presidente della Banca Commerciale Italiana del carissimo amico Sergio Siglienti, è venuto a cessare il motivo principale per il quale avevo a voi affidato la gestione patrimoniale dei miei fondi… Questa mia decisione ovviamente non riguarda minimamente i nostri personali rapporti che rimangono quelli di prima. So di avere in Lei un amico e La prego di volermi considerare tale nel futuro… e per il futuro. La ringrazio per la Sua tanto amichevole collaborazione e Le invio i miei più cordiali saluti”. Antonio Maria Masia 6 dicembre 2020 Ecco uno stralcio del lungo e dettagliato articolo che Antonio M. Masia dedica al libro “Cossiga e l’alfabeto con la K” di Anthony Muroni, pubblicato su ilCagliaritano. Leggi il testo completo qui!