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Matteo Fantozzi è il nuovo Caporedattore della Santelli editore

Il 2021 si apre con importanti novità in Casa Santelli: Matteo Fantozzi è il nuovo Caporedattore della casa editrice. Già collaboratore e anche autore Santelli, Fantozzi è romano di nascita ma abita in Liguria, dove opera come giornalista professionista da molti anni. L’editore, Giuseppe Santelli, spiega le motivazioni che lo hanno condotto a puntare tutto su Fantozzi: “Ho reputato che fosse il professionista giusto per assumere questa posizione rimasta aperta in Santelli per alcuni mesi. Già nostro esperto collaboratore, si è distinto per puntualità e competenza, passione per i libri, dedizione e abnegazione verso l’azienda. Ha conquistato la mia fiducia e quella di tutto lo staff e quindi meritato questo incarico dirigenziale. Da Direttore responsabile di una importante testata sa cosa vuol dire coordinare un team e gestire una programmazione ma anche come funziona la realtà editoriale, dato che in editoria è nato come agente letterario”. È lapalissiano dire che il ruolo del Caporedattore in una casa editrice sia cruciale: dalle sue mani passano tutti i testi prima di diventare libri stampati, dopo una lunga e accurata preparazione. È un ruolo complesso perché fatto di tempistiche da rispettare, di rapporti con autori diversi tra loro, di competenza editoriale. Infatti, l’editore prosegue affermando a tal proposito che: “La normale difficoltà aumenta se la si rapporta alla Santelli, una casa editrice che produce a livello industriale un quantitativo di libri tra i più alti in Italia e lo fa per distribuirli a livello nazionale, il che implica tempi rigidi e conoscenze tecniche approfondite. Il tutto dovendo sempre riuscire a mantenere alta l’asticella della qualità riconosciuta alla Santelli”. Ecco perché, secondo il Presidente del Gruppo Santelli, “Fantozzi s’inserisce perfettamente nella strategia di crescita che abbiamo per la Santelli nei prossimi tempi, fatta di competenze al passo con i tempi, del giusto mix tra energia ed esperienza. Con lui siamo convinti di poter gestire al meglio le sfide che ci attendono nei prossimi 5 anni di editoria, in cui la Santelli giocherà un ruolo progressivamente sempre più da protagonista, portando innovazione e qualità a un settore che ha bisogno di svecchiarsi grazie a personalità esperte sì ma anche giovani e intraprendenti”. Fantozzi si dice soddisfatto e felice della scelta dell’Editore per un compito così importante e prestigioso. “La mia missione sarà quella di riuscire a confermare e, laddove possibile, migliorare la qualità di un’azienda leader del settore ormai da anni. La sensazione è che grazie alla grandissima disponibilità e preparazione di chi lavora in questa casa editrice potremo fare negli anni cose molto importanti insieme. Quello che mi sento di dire per concludere è che i sogni si realizzano se si ha la forza per rincorrerli. In bocca al lupo per un 2021 straordinario”. Martina Mele Ufficio Stampa Santelli ufficiostampa@santellieditore.it

Gennaro Volpe, Matteo Fantozzi
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“Gennaro Volpe”di Matteo Fantozzi su EntellaTV

L’autore di “Gennaro Volpe. Sudore e cuore“, Matteo Fantozzi, presenta il suo libro sul capitano della squadra di Chiavari ad Entella TV. Fantozzi parla di come questo giocatore rappresenti il comune ligure non solo a livello calcistico, ma proprio come persona. Un atleta straordinario che ha affrontato più volte cocenti sconfitte rimanendo sempre a testa alta e, al di là di questo, è una persona spontanea che sa quand’è il momento di rimboccarsi le maniche. L’obiettivo del libro è quello di raccontare la storia dietro l’uomo, dietro il calciatore. L’autore vuole infatti permettere ai suoi lettori di scoprire chi è davvero Gennaro Volpe e cosa ha fatto durante la sua carriera, dandone una visione tridimensionale che permetta così di immergersi in quello che è l’autentico e inedito ambiente sportivo in cui Volpe ha giocato. Il racconto include inoltre le voci di coloro che l’hanno condiviso, attraverso le circa 50 interviste esclusive con tutti coloro che hanno ruotato intorno al capitano biancoceleste: calciatori, giornalisti e tifosi. Un racconto del mitico capitano dei Diavoletti Neri che va oltre le sue azioni in campo. Ecco qui l’intervento dell’autore su EntellaTV, buona visione! Per acquistare il libro clicca qui.

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“Il sistema affidi italiano, criticità di un mondo da rivedere” sul Giornale Adige

L’Adige ha già dato la notizia del caso di Villafranca Lunigiana dove sono state arrestate otto persone fra cui il sindaco. Il reato contestato è corruzione e traffico illecito di influenze. Al centro dell’indagine una struttura d’accoglienza di minori allontanati dalle famiglie che ripropone il grave problema, esploso nel 2019 a Bibbiano, dei bambini affidati ai servizi sociali. Dall’attività investigativa dei Carabinieri, che si è avvalsa di telecamere nascoste e di alcune testimonianze, sembra che emergano inquietanti episodi di maltrattamenti dei piccoli ospiti nella struttura dove erano costretti a vivere in condizioni vergognose. Quindi, nell’eventualità le accuse fossero confermate, non solo disonestà ma malvagità. Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Cristina Franceschini che di queste e altre anomalie da riformare nel sistema minorile parla, raccontando casi esemplari , nel libro “Il sistema affidi italiano, criticità di un mondo da rivedere” (ed. Santelli, 2020) di cui è coautrice con la dr.ssa Andrea Cangiotti.  “Quest’indagine ripropone un problema che sto denunciando da dieci anni e che è emerso con lo scandalo di Bibbiano. In Italia– denuncia Cristina Franceschini- pare  siano 500.000 i bambini affidati ai servizi sociali, ossia quelli seguiti dai servizi e mantenuti a casa, oltre a quelli ospitati in istituti d’accoglienza e case famiglia. Ma non esiste una banca dati nazionale né regionale e manca il monitoraggio dell’intero sistema.” E’ incredibile che una problematica che tocca la parte più fragile e indifesa della società sia trattata dallo Stato con tanta approssimazione. “Nel 2011 era stato affidato all’Istituto degli Innocenti di Firenze il compito di fare un report nazionale degli allontanamenti dei bambini dalle famiglie. Era uno dei pochi che riportava le motivazioni, ed era risultato che quasi il 30% era stato allontanato per “inadeguatezze genitoriali”, concetto troppo fumoso in cui venivano ricompresi anche i problemi economici, che la legge stessa impedisce di considerare come un ostacolo al diritto del bambino di crescere all’interno della sua famiglia, che andrebbe invece aiutata”  ricorda l’avvocato.  E aggiunge “il problema parte dai servizi sociali dei Comuni, passa per i Tribunali dei minori e arriva fino alle strutture che li ospitano. E’ tutto da riformare!”  Altrimenti succedono queste cose e ce ne scandalizziamo solo quando lo apprendiamo dai media, ma intanto per troppi bambini c’è ancora poca  tutela. Il 14 dicembre scorso “L’Adige” pubblica questo piccolo articolo, in cui affronta in maniera preliminare il problema degli affidi in Italia insieme a Cristina Franceschini. Lo stesso tema è trattato più approfonditamente dall’avvocato nel suo libro “Il sistema affidi italiano, criticità di un mondo da rivedere“, di cui è coautrice insieme alla Dottoressa Andrea Cangiotti. Leggi l’articolo sul sito del “Giornale Adige” cliccando qui. Per acquistare il libro clicca qui.

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Un ricordo su Francesco Cossiga a dieci anni dalla scomparsa

Sono trascorsi dieci anni dalla morte di Francesco Cossiga e, per l’occasione, Anthony Muroni in un libro dalla A alla Z, suddiviso per capitoli di cui il titolo stesso comincia con una lettera dell’alfabeto, crea un profilo, anzi racconta una varietà di atteggiamenti e prese di posizione, dalle forme più sobrie a quelle più esuberanti appartenute al secondo uomo politico sardo e sassarese, in ordine cronologico, diventato Presidente della Repubblica. Nel testo viene rievocata l’intera carriera politica e istituzionale. Emerge un personaggio dalle tante sfumature e senza dubbio complesso in una visione d’insieme, che seppe dimostrarsi grande comunicatore, ironico, pungente, forse sgradevole ma mai rancoroso, estremamente competente nel campo del diritto e di questioni internazionali, uomo politico raffinato, che si definiva colto più che erudito. Nella vita repubblicana assunse ruoli di primo piano fino al raggiungimento delle più alte cariche; fu forse uno dei pochi che seppe interpretare la responsabilità di governo e al contempo il dovere di rappresentare lo Stato. L’autore ripercorre attentamente alcune tappe principali nell’evoluzione sociale che lo vide protagonista. La ricostruzione storica, avvincente e di taglio prevalentemente giornalistico, mette a proprio agio il lettore consentendogli di ricordarne la presenza – a distanza di tanti anni e alla luce di come si è evoluta la classe politica italiana con l’avvento del terzo millennio –  e di prendere in considerazione la possibilità di rivedere o confermare, il proprio punto di vista su chi praticamente animò la fase di transizione fra la cosiddetta Prima e Seconda Repubblica, lungo all’avvento del bipolarismo nostrano negli anni Novanta, fino agli sviluppi nei primi dieci anni del Terzo millennio. Un libro su un uomo d’altri tempi di cui l’autore riscopre l’attualità e i tanti aspetti che si adattano perfettamente alla situazione attuale. Nel corso della narrazione, in più occasioni, emergono le circostanze nelle quali Cossiga esternò l’orgoglio dell’origine sarda, che fu per lui motivo di vanto, tanto un senso di appartenenza quanto sicuramente per questioni emotive. Seppe rilevare il merito nelle capacità e abilità di autogoverno dimostrate dai cittadini sul proprio territorio, tanto in ambito regionale quanto nel più ampio contesto fra le Nazioni, nel rispetto delle Istituzioni legittimamente costituite di cui fu sempre garante, anche a prezzo di scelte personali dolorose e laceranti. Giovanni Contu Il 30 dicembre 2020, Giovanni Contu recensisce così il libro “Cossiga e l’alfabeto con K” per La Gazzetta del Medio Campidano. Per leggere l’articolo direttamente sul sito ufficiale clicca qui. Per acquistare il libro clicca qui.

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“Lakinion” di Marika Falotico secondo il blog “Septem Literary”

Ci sono storie di un antico passato che sembrano fiabe, talmente sono intrise di valori e morali ormai così lontani dalla realtà in cui viviamo.Spesso sono storie poco note e proprio per questo, quando si “riscoprono”, si rimane ancora più sorpresi e affascinati dall’eroismo e dalla saggezza di questi popoli; e dobbiamo seriamente ringraziare autrici come Marika Falotico che ridanno vita a questi personaggi ed eventi storici, evitando così che cadano nell’oblio. ” Dopo quella sera qualsiasi differenza tra Crotoniati e Sibariti sarebbe stata abbattuta e ciò che avrebbe prevalso sarebbe stato solo il sentimento peggiore che accomunava tutti gli uomini, la vendetta, la rivalsa e la sopraffazione degli uni sugli altri… La hybris si era impossessata della loro mente e della loro anima e gli dei non avevano mai accordato perdono a coloro che si macchiavano di tale peccato.“ La scelta del titolo mi ha subito intrigato, Lakinion è l’antico nome del tempio di Hera Lacinia, zona considerata sacra, a pochi km dalla città di Kroton, l’odierna Crotone, all’epoca fra le più importanti della Magna Grecia.In questo angolo di terra, si trasferì un noto personaggio, Pitagora, il filosofo greco che proprio qui fondò la Scuola Pitagorica, quella scuola di pensiero dell’umanità, riconosciuta ancora oggi per la sua importanza ed influenza nel mondo.Fu proprio Pitagora a ridare lustro a Kroton dopo che questa fu sconfitta nell’ultima guerra dai Locresi, prendendo in mano il potere politico e diventando una sorta di “guida” per tutti i cittadini. ” Gli interessi personali quella volta  prevalsero su quelli della collettività  e ciò rendeva il grande Pitagora fragile e simile ai più comuni uomini.” Quando il tiranno Telys della città di Sybaris, nota oggi come Sibari, giunge a Kroton per suggellare un gemellaggio fra le due città, sua figlia Thalassa verrà ospitata proprio dalla famiglia di Pitagora e solo successivamente scoprirà che il padre l’ha promessa in sposa a Philippos di Kroton, vincitore dell’ultima Olimpiade e orgoglio della sua città. Thalassa così,  diventerà l’ago della bilancia, l’ambasciatrice di pace fra i due popoli. “Thalassa sembrò non capire subito quanto stava accadendo.  Soltanto a poco a poco il significato di quelle parole cominciò a prendere forma nella sua mente. E allora impallidi’ tremante al pensiero della strada che il suo destino aveva appena intrapreso.” Thalassa è smarrita, lontana chilometri dai suoi affetti e dal suo mondo, trattata dal padre come “un oggetto” per i suoi scopi, si ritrova sola, insieme ad estranei e soprattutto in procinto di sposarsi con un uomo di cui non sa nulla.Anche i crotoniati nutrono dei dubbi sulle vere intenzioni di Telys, ma la figlia Thalassa in breve tempo conquisterà la loro fiducia e a sua volta imparerà ad apprezzare ed amare quel luogo e quelle persone.Tutto cambia quando cinquecento abitanti di Sybaris giungono a Kroton chiedendo asilo, a causa del tiranno Telys, infatti, sono scappati dalla loro città; Pitagora e diversi crotoniati sono pronto a nasconderli e ad aiutarli. “…da anni ormai io faccio parte della comunità crotoniate. Sono uno di voi. Mi avete accolto come un fratello, e lo stesso avete fatto coi Sibariti. E come uno di voi, io vi chiedo di non perdere altro tempo e di intraprendere la definitiva lotta contro Sybaris e il suo dominatore.  Non saremo soli in questa battaglia.  Gli dei ci proteggono. (Pitagora)” Thalassa, una volta scoperto questo fatto, decide di scrivere in segreto al padre per capire cosa accade nella sua patria, ma la sua iniziativa scatenerà le ire di entrambi i popoli e di conseguenza l’inizio di un’epica guerra.Il romanzo mette bene in luce i protagonisti principali di questa battaglia, considerati dai cittadini di Kroton, veri e propri eroi per essersi distinti per coraggio, forza, intelligenza e intraprendenza … fra i tanti, c’è Milone, atleta e sacerdote del tempio di Hera; Dorieo, principe di Sparta e fratello del grande Leonida; e Philippos, il più coinvolto e animato dalla sete di vendetta in ricordo di Thalassa.Un esercito di pochi uomini, ma tutti grandi guerrieri, in grado di scatenare una delle guerre più sanguinose che quella parte di territorio abbia mai visto.Se Philippos verrà ricordato nella storia come un eroe, una sorta di “moderno” Achille azzarderei; per me è Milone il personaggio più interessante, è l’unico che si rende veramente conto cosa significhi distruggere Sybar, sa che prima o poi anche i crotoniati dovranno fare i conti con la loro coscienza. ” Philippos, la guerra non si vince solo attraverso le armi, ma anche con l’astuzia.  Non so quello che accadrà, e sinceramente sarà una delle battaglie più difficili. Tuttavia nulla è impossibile…e se la storia ci ha insegnato qualcosa è che dobbiamo prendere tutte le possibilità,  nella sconfitta così come nella vittoria. ( Milone)” Lo stile elegante, raffinato, quasi poetico, di questa giovane autrice, unito alla capacità di descrivere luoghi e situazioni in modo dettagliato e consono al periodo storico trattato; mi ha davvero colpito!Da questo romanzo emerge un profondo studio e una forte passione per la storia antica, dalle parole ricercate ai minimi dettagli, niente è lasciato al caso; i temi trattati, la saggezza dei dialoghi ed il profilo psicologico dei personaggi sono talmente credibili che leggenda e realtà si fondono perfettamente creando una storia davvero unica.Non mi stupisce che “Lakinion” abbia vinto il Premio Apollo come miglior romanzo inedito dell’anno e spero di leggere presto altri romanzi storici firmati Marika Falotico. “…pensava a Telys. Certo, non era mai stato facile vivere con lui…ma era sempre suo padre. Era giusto abbandonarlo così? Da quale parte si sarebbe dovuta schierare?” Recensione a cura di Cinzia Cogni Visita il blog Septem Literary cliccando qui. Per leggere la recensione completa clicca qui. Per acquistare il libro clicca qui.

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Le tre caratteristiche letterarie del nuovo libro di Patrizia Bianco

“Radici Lucane è un lavoro attento, intenso, struggente, un omaggio alle atmosfere leviane e pasoliniane della Matera del ‘900.” Patrizia Bianco ha una personalità poliedrica. Apparentemente timida, ma una volta scartato l’involucro della conoscenza la scopri aperta al mondo. Se poi vai oltre e ne diventi amico, Patrizia si apre ad una solarità fatta di abbracci e affettività. “Radici Lucane”, che contiene un prezioso cammèo di Giuseppe Lupo, è tre cose contemporaneamente. È un romanzo di formazione. In particolare, lo è, attraverso uno dei personaggi, Teodora, che viaggia per conoscere, scavare la storia, viaggia per crescere. Come nel  primo libro di Patrizia Bianco, dove a viaggiare era l’autrice. Il viaggio è un bisogno, una catarsi, una conversione alla verità. Un battesimo. Il desiderio testardo di riallineare le stelle per riprendere il cammino. “Radici Lucane” è anche un percorso nel tempo. È un romanzo storico. Apre un palcoscenico al lettore di formidabile conoscenza. Il secolo scorso. A cavallo delle due guerre, dentro il secondo conflitto e poi il dopo. La fine del mondo arcaico, magico, intriso di atmosfere bucoliche, di un Mezzogiorno, quello interno, che Giustino Fortunato definì “l’Osso del Sud”, che non riesce a cambiare pelle con la velocità che la modernità richiede. Una Matera leviana, dove povertà e pregiudizio inquinano le relazioni sociali, ma anche un mondo contadino che sembra essere in ghiaccio. Forse è questa la ragione per la quale i Sassi ci hanno raggiunti nel post moderno in tutta la loro fragranza antica ed intatta. La loro conservazione, persino inconsapevole. La ragione per la quale Pierpaolo Pasolini li fece teatro memorabile del suo “Vangelo secondo Matteo”. Un Sud mediterraneo ancestrale, dove la pietra e il legno divennero casa e croce. In Mel Gibson sangue e croce. La storia della Bianco ripercorre il viaggio della giovane Teodora in Lucania e le vicende di una famiglia patriarcale nell’arco di tre generazioni a partire, come già sottolineato, dagli anni ’30. È un ritorno “necessario” per svelare il mistero che avvolge l’infanzia dell’anziana madre nel tentativo di contrapporlo all’oblio verso cui la malattia la sta trascinando. Alla distanza nello spazio si sovrappone un salto temporale e il viaggio si fa “esperienza”. Eccolo, il romanzo di formazione. Dicevo che “Radici lucane”  è tre cose contemporaneamente. Infatti, il libro di Patrizia Bianco è anche un romanzo psicologico. Forse, questo, almeno per me, è l’aspetto più prorompente  nella composizione di questa corposa opera. A dominare in questo genere, dove mi piace collocare “Radici Lucane”, vi è il mondo interiore dei personaggi, i loro processi psichici, le emozioni che derivano dal profondo, gli stati d’animo e le riflessioni consce o inconsce. Un po’ come ne La coscienza di Zeno di Italo Svevo o in Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello. Infatti, si coglie nel romanzo psicologico il vento delle  scoperte della psicoanalisi di Freud. Anche Patrizia Bianco ha creato personaggi i quali, più che vivere esperienze nel mondo esterno, compiono un “viaggio” nel proprio mondo interiore. Essi però non trovano facilmente una via d’uscita e spesso le loro riflessioni diventano pensieri fissi, manie, che rendono la loro vita angosciosa e piena di paure. La catarsi sarà nella verità, nella storia che reimpagina se stessa, che svela segreti, se volete anche nella ricostruzione che i personaggi fanno delle vicende che hanno vissuto. Da scrittore direi che persino le bugie hanno diritto di mescolarsi alla verità se aiutano a produrre una riconciliazione, prima di tutto con se stessi e poi con il mondo. Ecco un estratto della recensione che Gianfranco Blasi ha scritto il 4 dicembre 2020 sul suo blog, Pensieri Meridiani, di “Radici Lucane“. Leggi la recensione completa direttamente sul suo sito cliccando qui. Per acquistare il libro clicca qui.

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