Il Covid-19 ha segnato per sempre la nostra vita, abbiamo imparato a convivere con l’angoscia, abbiamo iniziato a guardare l’altro con diffidenza, come un potenziale nemico portatore di pestilenze, e dopo una prima fase di speranza in cui abbiamo pensato che veramente tutto sarebbe andato bene, ci ritroviamo ancora a combattere il male che piega il mondo. Il problema è che non ci misuriamo solo con la malattia ma con un avversario ancora più potente: la paura. Parte della colpa va al sistema d’informazione, dopo un periodo di bombardamento mediatico al limite del terrorismo psicologico si è passati ad una comunicazione confusionaria e incompleta lasciando gli spettatori interdetti e frastornati. Il virus è entrato anche nella stampa contaminando la verità. Ecco perché la lettura de “Il virus delle verità” scritto da Antonio G. d’Errico e pubblicato da Santelli Editore, ci restituisce una immagine autentica dell’accaduto di cui abbiamo bisogno per ricostruire il nostro vissuto, la nostra storia. La ricerca effettuata dallo scrittore individua tre ambiti: la diffusione e la tipologia del virus, l’incisività dell’intervento del governo italiano e l’approfondimento sulla costruzione dei due centri Covid a Milano e Civitanova Marche che hanno destato molte polemiche. Per ricostruire le verità del virus D’Errico intervista chi il Coronavirus l’ha visto da vicino: Luciano Gattinoni (direttore del Dipartimento di terapia intensiva al Policlinico di Milano) Fabrizio Ernesto Pregliasco (infettivologo e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano), il dottor Gianluigi Spata (presidente dell’Ordine dei Medici di Como e della Federazione Regionale degli Ordini della Lombardia), il professor Paolo Antonio Ascierto (ha ipotizzato e proposto per primo una terapia da covid 19 attraverso il tocilizumab), Riccardo Germani portavoce dei Cobas della Sanità della Lombardia. Mentre il Professor Pregliasco ci spiega la variabilità genetica del virus, Luciano Gattinoni chiarisce invece il funzionamento della terapia intensiva e la problematica relativa al reperimento di personale qualificato, infatti più che la ricerca di spazi è la gestione delle terapie lo scoglio insormontabile. Gianluigi Spata, Presidente dell’Ordine dei medici di Como, ci colpisce con la sua testimonianza. Contagiato a febbraio ha vissuto la malattia al suo apice di diffusione testimoniando la gravità del virus e la difficoltà ad amministrare l’emergenza nell’ospedale dove da medico si è ritrovato paziente. Attraverso i suoi occhi riviviamo la sofferenza di quei momenti dove si procedeva ancora a tentoni per la cura e l’estrema disponibilità di medici e infermieri a collaborare e a prestarsi a servizi per cui non avevano una preparazione specifica, cardiologi improvvisati pneumologi e infermieri impegnati in turni massacranti. Tutti loro nonostante la situazione hanno continuato ad assistere i pazienti con cura e attenzione rassicurandoli, questo ha fatto la differenza: la grande professionalità di tutto il personale ospedaliero che non ha mollato, che ha sacrificato affetti, famiglia e tempi di vita, andando oltre il proprio dovere e dimostrando la propria umanità. Germani invece ci introduce ad una polemica che non vorremmo ascoltare, ma è giusto come cittadini venire a conoscenza di come la regione Lombardia e la regione Marche hanno operato nella situazione di emergenza. In entrambe è stato costruito dal niente un nuovo ospedale da destinare ai malati Covid, quando erano già presenti altre strutture che non solo potevano essere pronte in tempi molto più brevi, ma già attrezzate e con personale disponibile. Leggiamo infatti che le terapie intensive non possono operare in autonomia, hanno bisogno di una collaborazione costante con gli altri reparti e soprattutto di personale. In entrambe le situazioni invece, nonostante il parere contrario di comitati cittadini e dei Cobas della Sanità, si è deciso di costruire strutture che alla fine hanno potuto ospitare solo una manciata di pazienti. Oltre all’utilità delle stesse, vengono messi in discussione i finanziamenti per la loro costruzione ancora poco chiari. Le parti politiche non hanno ancora dato spiegazioni chiare, la difficoltà a rendicontare le spese sembra essere la partecipazione di finanziatori privati, anche se come è poi emerso, parte dei fondi sono stati erogati dalla Banca d’Italia. Qualcosa non torna. *** Grazie Antonio D’Errico per averci fatto riflettere ed emozionare, ma soprattutto grazie per averci informato in modo chiaro e coinvolgente. Si chiude il libro con l’amaro in bocca perché da sempre si parla di cattiva sanità in Italia ma quello che emerge è che a prevalere è la responsabilità individuale, qualcuno ha deciso di spendersi totalmente per salvare vite umane, altri di speculare sulla circostanza critica. È una storia che conosciamo sia come individui che come italiani, è una storia che abbiamo già visto e continua a ripetersi, è una storia che dobbiamo conservare per non dimenticare, è una storia che dobbiamo scoprire per far emergere la verità. Recensione a cura di Alessandra Micheli, 20 dicembre 2020 Per visitare il blog “Les Fleurs du Mal” clicca qui. Per leggere la recensione sul blog clicca qui. Per acquistare il libro clicca qui.